Spett.le “IlFattoQuotidiano.it”
c.a Direttore Peter Gomez
c.a Vincenzo Imperatore
L’articolo apparso su “IlFattoQuotidiano.it” il 29 dicembre 2018, a firma di Vincenzo Imperatore, dal titolo “Banche, la morale non conta più. L’importante è fregare il cliente (e salvare la faccia)” è una palese dimostrazione di approssimazione, offensiva generalizzazione e ignoranza del mondo bancario che l’autore dice di conoscere a fondo.
Nello scenario rappresentato di un settore del credito unicamente proiettato a “fregare il cliente” emerge una strisciante e stucchevole impostazione, che tende a emarginare le responsabilità dei banchieri, che hanno violato le regole, sono inquisiti e hanno trascinato i loro istituti in condizioni fallimentari. Loro, per l’autore dell’articolo, sono persone che delinquono, ma in realtà hanno un alto senso della moralità che semplicemente hanno deciso di non rispettare.
Come a dire che se domani decidessero di farlo sarebbero esempi di etica.
In questo saggio filosofico di rara arroganza sulla moralità, siamo oltre la già nota e deprecabile assimilazione tra bancario e banchiere, tanto che “il cliché del banchiere cattivo e immorale non tiene più”.
Infatti, per l’autore dell’articolo, il vero problema per il sistema e per le Banche sono le Lavoratrici e i Lavoratori bancari, che sono del tutto privi di morale e quindi, per deduzione implicita, fondamentalmente irrecuperabili nella loro depravata e scientifica operazione di “fregare il sistema e il cliente” e “aggirare le leggi”.
Addirittura, in questo immaginifico mondo, frutto delle “osservazioni quotidiane” del saggista, bloggista, nelle Banche esiste un ambiente di somma rettitudine, rappresentato dagli Uffici Legali, dalle strutture di Compliance, di Ispettorato e di Risk Management (dove peraltro sempre bancari operano), che ogni giorno sarebbero impegnati nella lunga e difficile lotta per contrastare con le loro regole l’azione perversa e distruttrice della masnada di dipendenti assetati di profitto, che per raggiungere i loro scopi cercano ogni scappatoia possibile.
Siamo davvero affascinati da tanta immaginazione.
Non sappiamo con chi, nel “suo quarto di secolo di osservazione dei comportamenti di banchieri e bancari”, si sia rapportato l’autore dell’articolo e da chi abbia ascoltato le espressioni e le frasi che riporta nel suo compendio di linguistica che inserisce nell’articolo. Siamo certi però che non si sia confrontato e non abbia tantomeno parlato o discusso con la stragrande maggioranza dei quasi 300 mila Lavoratori bancari, come facciamo noi della Uilca da oltre 60 anni, rappresentandoli insieme alle altre Organizzazioni Sindacali per circa l’80%.
Noi, non deduciamo, ma conosciamo in modo diretto l’impegno, la professionalità, il senso di responsabilità e la moralità con cui i dipendenti bancari operano ogni giorno e con cui, nel corso della crisi più grave di sempre, hanno rappresentato, spesso lasciati soli dai loro vertici, le Banche, a volte anche con sacrifici personali. Negli uffici, agli sportelli, nei call center, si sono fatti colonne portanti per provare a ricucire, rafforzare, valorizzare quel fondamentale principio di fiducia sul quale regge un sistema bancario, che invece alcuni banchieri scientemente e in modo amorale tentavano inesorabilmente di distruggere.
Noi inoltre da oltre un ventennio, chiediamo ai vertici delle Banche di intervenire per impedire le quotidiane e assillanti pressioni commerciali che subiscono i Lavoratori bancari per vendere prodotti finanziari a ogni genere di clientela, su indicazioni dei vertici, per raggiungere obiettivi sempre più difficili stabiliti da Ceo e manager che guadagnano in media oltre 50 volte un loro dipendente.
Richieste che avanziamo a seguito delle segnalazioni che proprio quei Lavoratori, in nome del loro senso del dovere e della loro moralità, ci inviano quotidianamente, mentre i vertici bancari per anni hanno negato che esistesse qualsiasi tipo di pressione.
Noi quindi sappiamo quanta fatica abbiano richiesto e quanto valore abbiano le conquiste fatte nel tempo su questi argomenti, a cominciare dal Protocollo nazionale sullo Sviluppo Sostenibile del 2004, per seguire con l’introdurre il tema delle pressioni commerciali nell’articolo 53 del Contratto Nazionale del credito, con il rinnovo del 2015, fino alla definizione dell’accordo sulle Politiche Commerciali e l’Organizzazione del Lavoro, firmato con Abi l’8 febbraio 2017.
Questa intesa, oltre agli aspetti di merito, rappresenta una svolta, in primo luogo culturale, quale comune presa di coscienza, che il tema della vendita dei prodotti, la loro sostenibilità e correttezza rappresenta un fattore centrale per costruire un sistema del credito al servizio del Paese, delle aziende, delle famiglie e dell’Occupazione.
Ancora molto c’è da fare, in primo luogo far vivere e applicare l’accordo stesso, anche per esempio interessando le strutture di Compliance, che le Banche invece non voglio coinvolgere, ma non è per niente vero, come riporta il “saggista, linguista e bloggista” nell’articolo, che “nelle Banche siamo al punto di prima”.
L’articolo in questione, quindi, prima che impreciso, poco informato, arbitrario nella generalizzazione di osservazioni limitate e personali, è soprattutto pericoloso, perché alimenta una cultura di assimilazione tra i Lavoratori bancari e i banchieri, favorisce il clima di sfiducia verso un sistema fondamentale per il Paese, come quello bancario, e, soprattutto, addita al pubblico ludibrio, come colpevoli, centinaia di migliaia di Lavoratori, che ogni giorno devono confrontarsi con una clientela portata a vederli, grazie a questo modo di pensare, come nemici.
Per tutto quanto sopra espresso, egregio direttore de IlFattoQuotidiano.it, come Uilca crediamo che quanto riportato nel Blog del suo sito offenda tutti i dipendenti bancari e le loro famiglie e richieda quindi un suo intervento riparatore.
di Massimo Masi
Segretario Generale Uilca
e Fulvio Furlan
Segretario Nazionale Uilca