Ricambio generazionale, Premio aziendale e Welfare
La domanda è semplice: perché negli altri istituti bancari sono stati firmati accordi che garantiscono un ricambio generazionale equilibrato e con tassi di sostituzione adeguati e dignitosi, mentre solo in Banco BPM tutto questo non avviene? Per quale oscura ragione qui, e soltanto qui, si sceglie di chiudere la porta al futuro, ai giovani, mentre altrove le banche riconoscono il valore sociale del ricambio generazionale e l’importanza di introdurre un adeguato numero di nuove forze in organico? Che ciascuno si interroghi, a riguardo; ma intanto è evidente che c’è in questo Gruppo chi si oppone a ogni costo, chi preferisce “fare muro” piuttosto che ascoltare i bisogni concreti e reali delle lavoratrici e dei lavoratori.
Non abbiamo certo dimenticato il singolare volantino Fabi – Unisin dello scorso 21 agosto, titolato “Giusto per capire”, con cui tali Sigle paradossalmente accusavano proprio noi di aver “interessi di altra natura, che nulla hanno a che vedere con la tutela dei Colleghi”. Ma, dopo che negli ultimi mesi FABI e Unisin del nostro Gruppo hanno deciso – in modo “incomprensibile” – non contrapporsi (anche dialetticamente) in alcun modo, ma accettare supinamente senza repliche ed anzi annuire alle proposte aziendali senza rilanciare sul numero di assunzioni, la domanda bisognerebbe rispedirla al mittente…
È perciò tempo di parlare chiaro, senza mezzi termini: quanto sta accadendo è frutto di una palese responsabilità dell’Azienda, avallata inopinatamente dai sindacati FABI e Unisin, che con le loro scelte hanno abdicato alla loro missione di tutela di quelle lavoratrici e quei lavoratori, che quotidianamente combattono con carichi eccessivi e riduzione degli organici rivolgendosi ai sindacati per ricevere tutela. La loro scelta deve far riflettere, perché appare oggettivamente “in sintonia” con una controparte che mostra (nelle proprie attività organizzative) costante attenzione alla sola massimizzazione dei ricavi, in barba a chi consente la continua crescita degli utili con impegno e abnegazione (e cioè le lavoratrici ed i lavoratori).
Le nostre Sigle confederali si sono trovate ad affrontare una controparte che non ha mai voluto avviare un vero dialogo, ma ha scelto di imporre la sua visione sul fondo esuberi, con un inaccettabile “prendere o lasciare”, senza che i sindacati autonomi abbiano nulla eccepito, o nulla in contrario espresso. Siamo al paradosso per cui le voci di chi dovrebbe rappresentare i lavoratori e l’azienda sono diventate indistinguibili, una singolare “sintonia d’intenti” in cui appare quasi che l’interesse di chi fatica ogni giorno sia stato dimenticato o, peggio, soffocato, ignorato, blandito e sottostimato con comunicazioni quantomeno fuorvianti. Questo è inaccettabile. Negli altri gruppi bancari vengono conteggiate, negli accordi collettivi, TUTTE le uscite comunque realizzate dall’Azienda (per pensionamento e per pensione anticipata), al fine di calcolare sulle effettive uscite il giusto ricambio generazionale da fissare con accordo collettivo.
In BancoBPM questo sarebbe rappresentato dalle 1600 uscite e ricordiamo a tutti che il tasso minimo di sostituzione applicato nel settore è del 70%. Perché FABI, Unisin e azienda scelgono di rifiutare e di sottrarsi a questa prassi trasparente? La verità è che non ci sono motivazioni plausibili. Il risultato? non investire nel futuro dei giovani, non contrastare con misure concrete gli eccessivi carichi di lavoro e le condizioni strutturali delle odiose pressioni commerciali. È una strategia miope, che guarda solo ai numeri e ignora le persone, che sceglie di spremere i lavoratori anziché riconoscerne davvero il loro inestimabile ed insostituibile valore.
E sappiamo già cosa aspettarci: domani leggeremo sui media articoli “indotti” che presenteranno una versione dei fatti fantasiosa e addomesticata, per distorcere la realtà, giustificare l’ingiustificabile, provare a nascondere con armi mediatiche di “distrazione di massa” questa incresciosa pagina di inesistenti relazioni industriali, attribuendone incredibilmente la responsabilità proprio a chi, come noi, sta semplicemente svolgendo il corretto, coerente e idoneo ruolo che ogni sindacato ha l’obbligo morale e funzionale di svolgere. Ma non ci faremo ingannare, perché invece qui, per quanto incredibile, è proprio vero che tra i sindacati c’è chi sostiene che la riduzione degli organici prospettata dal Banco BPM vada addirittura sostenuta.
Al riguardo, ricordiamo che anche nell’incontro odierno, noi Confederali abbiamo invitato l’azienda a calendarizzare gli incontri sul premio aziendale e sulle armonizzazioni del welfare. La trattativa sul VAP è in stato avanzato, con posizioni delle parti già abbastanza vicine: negare la prosecuzione della stessa sarebbe un comportamento punitivo verso i lavoratori, che dall’azienda appaiono considerati più un peso che una risorsa. Altrettanto può dirsi per la trattativa, già avviata, per l’armonizzazione del welfare, dove le disponibilità negoziali già reciprocamente scambiate vanno portate a compimento.
Negare la prosecuzione del negoziato sarebbe l’ennesimo gravissimo errore di una Banca che pure macina utili e dichiara di fare della propria reputazione e della propria attenzione sociale il proprio punto di forza. Le nostre lavoratrici e i nostri lavoratori meritano di più, di meglio, meritano soprattutto rispetto. Come in tutti gli altri Gruppi bancari meritano, soprattutto, di avere interlocutori all’altezza del tavolo negoziale, che abbiano il coraggio e la responsabilità di fare con correttezza e buona fede la loro parte.
COORDINAMENTI GRUPPO BANCO BPM
FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA