“Da una sola parte, dalla parte dei lavoratori” – Giacomo Brodolini

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Banca Popolare di Bari: asso pigliatutto

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E’ quello che sta accadendo da qualche mese in Banca Popolare di Bari: la Direzione Business che occupa nelle strutture strategiche (credito, personale, etc.) i ruoli chiave. Ci piacerebbe sapere chi suggerisce queste soluzioni. Quello che risulta incomprensibile è che le scelte delle varie figure sono ben distanti dalla competenza e dalla esperienza negli ambiti di pertinenza; prova ne è l’ultima nomina effettuata e subito dopo rientrata che conferma l’incapacità di individuare profili professionali legittimati a ricoprire certi ruoli, come stabilito da policy aziendali e dalla vigilanza, rasentando gli estremi di violazione delle normative. Quante volte il personale BPB è stato accusato di non aver rispettato criteri di legalità? Quante volte la Capogruppo si è vantata di aver ripristinato la legalità ed aver tagliato i ponti con il passato? A tal proposito evidenziamo ulteriori contraddizioni:

assunzione di over 70 mentre vengono esodati colleghi in piena capacità lavorativa anche di 57/58 anni, in contrasto con lo spirito degli accordi sottoscritti che tra l’altro, ancora oggi, non hanno trovato piena attuazione nella parte concernente gli oneri a carico della banca;

assunzione di risorse da altre banche con RAL elevate, mentre la platea di tutto il personale BPB paga il tributo della ROL. Lecito domandarsi su quali presupposti e con quali prospettive menti così capaci atterrano alla BPB lasciando istituti di credito di livello internazionale. Inoltre ci domandiamo come abbiano deciso di passare in BPB con uno stipendio ridotto dal peso della ROL.

continui e ripetuti “accantonamenti” di personale per il solo fine di dover far avanzare al loro posto qualche privilegiato “politico”. Il turnover dei Capi Area e di altri Responsabili di DG, rasenta il ridicolo: vengono trasferiti dopo pochi mesi giusto magari il tempo di incassare e poi vengono sostituiti. Ormai è una proliferazione di ex responsabili che diventano risorse in Staff. Forse la banca dimentica che gli unici accantonamenti da fare sono quelli di bilancio, e non sul personale!

Ciò che desta preoccupazione al di là delle scelte sui singoli, è da un lato l’assenza di una visione prospettica che si evidenzia anche nella rotazione del personale in un continuo gioco delle tre carte, senza la consapevolezza che quello che non va è di natura strutturale e riguarda in primis il modello distributivo, anche sottodimensionato. Il numero eclatante, rassegnatoci dall’azienda nell’incontro annuale, di oltre 500 trasferimenti avvenuti nella rete nell’anno 2021 conferma lo stato di confusione nel quale ci troviamo. Dall’altro lato le scelte compiute mostrano la volontà del top management di provare a fare funzionare la banca solo con il filtro della Direzione Business in un’ ottica di vendita spicciola, come se la gestione del personale TUTTO si risolva solo nel gratificare/mortificare questa o quello a seconda di quanti prodotti ha venduto o lavorato, come se una banca come la BPB insomma, non rappresenti un complesso organismo con anche una funzione sociale nei confronti dei territori sui quali insiste. Il quadro che si è composto ha creato un mix micidiale, formato da referenti della vecchia gestione ante commissariamento, unitamente ai nuovi ingressi. Ciò non porterà nulla di buono. Competenze, autorevolezza, capacità, garanzie, tutele, sono ormai un miraggio in questa banca. Il personale appunto, altra nota dolente, rappresentato come un mostro, è invece vittima di gravi ripercussioni economiche derivanti da dolorosi tagli retributivi! Ricordiamo inoltre che dalla gestione commissariale sono cambiati in poco più di 26 mesi tre A.D. oltre a consiglieri di amministrazione e revisori del bilancio.

Le scriventi Organizzazioni Sindacali, convocate, per il 10 novembre esprimono un giudizio negativo su quanto sta accadendo in ordine ai turn over in ambito di strutture di rete e di direzione generale. Una cosa su cui non nutriamo dubbi è che non potranno mai toglierci la voglia di parlare e denunciare e soprattutto di toglierci la “DIGNITA’”. Siamo dipendenti che non hanno colpe. Non siamo più disposti a “pagare” le responsabilità degli altri.

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