Nei giorni 25 e 30 settembre appena trascorsi si sono tenuti, su convocazione aziendale, due incontri sulla possibilità di riaprire i termini per l’adesione volontaria al cd. Fondo Esodi. Tale riapertura permetterebbe, a chi ne avesse volontà, di poter uscire anzitempo dal sistema produttivo, nell’ambito protetto del Fondo di settore.
La delegazione aziendale, inizialmente convinta di poter procedere senza un accordo è stata ricondotta a miti consigli di fronte alla determinazione sindacale, in caso di assenza di accordo, di non presenziare alle conciliazioni in sede protetta. Per miglior comprensione della situazione rammentiamo che nell’accordo del 10/06/2020 l’art. 11.2 recita “…Qualora, tuttavia, il numero delle richieste/istanze presentate fosse insufficiente in concorso con le misure di cui all’art. 10 a conseguire gli obiettivi dichiarati di cui al presente Accordo, le Parti valuteranno l’adozione di ulteriori misure volte a conseguirli, con la massima attenzione possibile all’occupazione…”.
All’oggi l’Azienda ha comunicato che delle dichiarazioni di intenti, non vincolanti se non a seguito della volontà espressa in sede di conciliazione alla presenza del Sindacato, vi sono 49 posizioni tutt’ora coperte dagli accantonamenti sul bilancio. Ricordiamo che i termini di riapertura del Fondo previsti dal precedente accordo del 25/01/2021, per espressa intesa tra le parti, erano improrogabilmente chiusi alla data del 19/02/2021.
Certo l’Azienda non può permettersi di parlare ancora di risparmio sul costo del lavoro quando in questi anni di sacrifici – senza nessuna apertura a riduzione/eliminazione della ROL, nonostante le pressioni sindacali – ha assunto personale con RAL esorbitanti, ha distribuito rilevanti premi per il management (MBO) e ha messo in piedi una riorganizzazione che, assottigliando il numero di addetti nelle filiali ha di fatto ridotto i costi operativi, anche utilizzando una fungibilità estrema – al limite del demansionamento – per non riconoscere inquadramenti superiori.
Si è giunti dunque alla stesura, da parte aziendale di un testo di ipotetico e non scontato accordo, giunto per posta elettronica lo scorso venerdì, sul quale dopo un rapido giro di valutazione, le scriventi organizzazioni sindacali hanno espresso, ciascuna secondo la propria sensibilità politica, la loro contrarietà. In occasione dell’incontro del 30 u.s., a fronte delle nostre eccezioni, formali e sostanziali, l’Azienda ha ritenuto di non aprire il confronto. Siamo pronti a qualsiasi scenario, garantendo che, eventuali fughe in avanti sul punto da parte della Banca, troveranno adeguata sede di definizione formale.
Da mesi, ormai, assistiamo ad un regresso sia nella qualità delle relazioni industriali, sia nel rispetto delle norme contrattuali, sia nelle modalità di gestione del personale da parte di improvvisati ed anarchici responsabili di varie unità operative. Tra i tanti e le tante, stigmatizziamo chi, per via del proprio ruolo apicale e quindi della sua maggior responsabilità di ossequio delle norme e del rispetto delle persone, anche in relazione al suo essere in un’azienda che si vanta di adeguare il bilancio ai criteri ESG, pur da anni nel settore bancario, sembra non aver ancora dimenticato la precedente esperienza lavorativa.
Il quadro generale è decisamente sconfortante: ed è davvero triste constatare anche di trovarsi in un’azienda esosa nelle richieste alle lavoratrici e ai lavoratori e del tutto parca e dimentica quando si tratta di corrispondere i riconoscimenti economici previsti sia dal CCNL che dal CIA (es. indennità di mancato preavviso sui trasferimenti, riconoscimenti ai POE, Ruoli Chiave, inquadramenti…). Ci sarebbe ancora altro da eccepire, come il sistema di valutazione della prestazione adottato in palese e totale violazione della disciplina contrattuale in materia. Per ora ci si ferma qui, ma tutte e tutti sappiano che non lasceremo passare nessuna criticità senza contestarla all’Azienda.
Segreterie ODC
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN
BDM BANCA