In questi giorni, o per meglio dire, in questi anni sulla Banca ligure abbiamo letto di tutto e di più. Da Banca florida, a Banca ricettacolo di Berneschi e Company, all’avvento della famiglia Malacalza, ai cambi repentini di Amministratori Delegati.
Vi ricordo che in una intervista al giornale di Genova, “Il Secolo XIX”, paragonai Malacalza a Zamparini, Presidente del Palermo, che cambiava allenatori ogni tanto e spesso senza ragione, e conclusi con l’auspicio che Carige non facesse la fine del Palermo Calcio, quello di essere retrocesso in B. Così evidentemente non è stato, ai piani industriali senza capo ne coda, ai dinieghi di conoscere gli stessi Amministratore da lui scelti, fino arrivare al Commissariamento della BCE di questi ultimi giorni.
Possiamo ben dire che la storia di Carige, dalla fuga all’estero con i soldi dentro alle mutande ad oggi, non si è fatta mancare nulla.
Abbiamo detto e scritto più volte che non basta essere facoltosi industriali per essere per forza anche “padroni” di una Banca. A volte questi ruoli sono inconciliabili. Un conto è fare investimenti anche speculativi, diverso è voler fare il padrone assoluto e gestire una Banca.
Come le Banche venete e le quattro andate in risoluzione siamo certi che anche per Carige non esistono responsabilità da parte della Banca d’Italia che doveva controllare?
Sono certo però di una cosa. Il Sindacato ha fatto il possibile per salvare la Banca. Abbiamo aderito a tutti i piani industriali, a tutte le ricette propinate prima dagli Amministratori Delegati interni, poi Montani, poi Fiorentino ed ora Innocenzi. Abbiamo ridotto il costo del Lavoro, il numero dei Dipendenti, il numero delle filiali, esternalizzato lavorazioni.
Chiedo poi quanto sono costati gli emolumenti normali e straordinari dedicati agli Amministratori Delegati?
È arrivato il momento di dire basta.
Questo è quello che diremo martedì nella riunione con i tre Commissari straordinari della Banca.
Adesso basta perché vogliamo risposte e impegni e non ci accontenteremo di vacue promesse.
Non escludiamo nemmeno uno sciopero e una manifestazione a Roma davanti ai Ministeri se non si troverà una soluzione.
Noi vogliamo che Carige venga messa in sicurezza, attraverso una sua ricapitalizzazione e poi, eventualmente, una fusione con un’altra Banca.
Lo chiediamo per le Lavoratrici e i Lavoratori, lo chiediamo per Genova, per la Liguria, per la ripresa economica di un territorio devastato, recentemente, da tragedie causate dagli uomini (Ponte Morandi) e dagli avvenimenti atmosferici (nubifragio Portofino).
Per quanto riguarda le notizie apparse sui giornali di una possibile fusione con il Monte dei Paschi di Siena, abbiamo dato incarico al nostro Ufficio Studi di valutare l’impatto e la fattibilità di questa operazione. In pratica non vorremmo che si ripetesse quello che successe un anno fa con la proposta di effettuare la fusione tra Veneto banca e Pop. Vicenza.
Come Uilca contrastammo quell’iniziativa con un lavoro del nostro Ufficio Studi che fu valutato perfino dal MEF, perché emerse che la somma di due banche deboli non potevano, d’incanto, trasformarsi in una banca sana.
In questo caso, pur conoscendo l’impossibilità contenuta negli accordi per il risanamento di MPS di non effettuare operazione straordinarie, crediamo che questa possibilità, se concordata con la BCE, potrebbe essere una strada da non sottovalutare.
Proprio per questo motivo nei prossimi giorni pubblicheremo lo studio.
Massimo Masi
Segretario Generale Uilca