“Da una sola parte, dalla parte dei lavoratori” – Giacomo Brodolini

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“Da una sola parte, dalla parte dei lavoratori” – Giacomo Brodolini

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“Ciao Patrizio”

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Articolo tratto dal numero di agosto 2024 di UN Magazine, il periodico Uilca

di Fulvio Furlan, segretario generale Uilca

La scomparsa di Patrizio Ferrari attiene agli eventi impossibili, quelli che mai pensi pos­sano accadere. Ho saputo che era malato solo poche settimane prima che mancasse. Ma an­che in quel momento ho sempre avuto l’intima convinzione che sarebbe riuscito a guarire. Lui era un esempio di vitalità e amore per la vita, per affrontarla con passione, quasi come per mangiarsela e non farla mai scappare.

La vita non poteva sfuggirgli e forse per questo non aveva voluto che si sapesse che non stava bene. Purtroppo, le cose sono andate diver­samente. Anzi, sono peggiorate velocemente, con una accelerazione che ha lasciato attoniti e sconvolti. E quando è arrivata la notizia c’è stato solo dolore, quel dolore profondo e per­vasivo, che confonde e fa affastellare i ricordi senza logica e blocca i pensieri e le parole.

Scrivere un suo ricordo è un percorso tortuoso di sofferenza, per fare ordine tra immagini che scorrono veloci e ripercorrono ore di lavoro in­sieme, risate e momenti conviviali e di svago prima e dopo riunioni interminabili. Attimi di vita da fermare per ricordarlo in modo adeguato a chi l’ha conosciuto e far ca­pire a chi non ha lavorato e vissuto con lui quei momenti, quello che ha rappresentato per la Uilca, ciò che ha fatto come sindacali­sta, per far percepire il suo impegno e la sua passione per questo “mestiere”, come amava chiamarlo, per descrivere quello che è stato Patrizio come collega di lavoro, compagno di ideali e amico. Perché per me e per tanti di­rigenti della Uil e della Uilca, a ogni livello, è stato tutto ciò. Patrizio è stato una figura di grande rilievo nell’Organizzazione e nel tempo ha avuto compiti sempre più importanti.

Da segretario responsabile della Uilca del Gruppo Intesa prima e del Gruppo Intesa Sanpaolo poi, nella fase delicata e impegnativa in cui si costituiva il primo gruppo bancario italiano. Da segretario generale della Uilca Lombardia fino a segretario nazionale Uilca. Tutti ruoli che ha sempre svolto con grande passione e professionalità, contribuendo a far crescere la Uilca e a renderla sempre più rico­noscibile e autorevole. Un esempio per tutti noi di dedizione all’Orga­nizzazione e capacità di vivere l’attività sinda­cale mai dimenticando l’aspetto umano.

Per me personalmente è stato anche di più. È stata la persona che mi ha fatto iniziare l’attività sindacale in Uilca, che mi ha soste­nuto e dato consigli e assegnato i primi ruoli in Organizzazione. La persona con cui per anni ho passato sera­te a rivedere i comunicati da spedire il giorno dopo e con cui ho lavorato a lungo, a diversi livelli, in varie circostanze e ruoli. Un compa­gno di lavoro, che mi stimolava a fare ed es­sere meglio, quasi come un fratello maggiore. E come può accadere con le persone con cui si condividono tanti momenti di vita e di la­voro non sono state sempre situazioni facili, non sempre eravamo d’accordo, su scelte po­litiche o di organizzazione. Quando accadeva ne parlavamo, discutevamo e poi capivamo ognuno il punto di vista dell’altro e andavamo avanti, sempre ponendo al centro il rispetto reciproco e la centralità dell’Organizzazione.

È successo anche di recente. Lui non con­cordava con alcune scelte da me fatte come segretario generale della Uilca e giustamente non mancava di dirmelo o farmelo sapere. Ci eravamo anche scritti di vederci per un pranzo. Un appuntamento che non riuscivo a organizzare, ma sapevo che l’avremmo fat­to prima o poi. C’era tempo, pensiamo ci sia sempre abbastanza tempo. E invece a volte il tempo non ci aspetta. Così quel pranzo non siamo riusciti a farlo e questa occasione mancata è una piccola ulte­riore ferita nel dolore della perdita. So che ci saremmo ancora una volta confron­tati, senza forse convincerci reciprocamente, ma con la consueta schiettezza.

E mi piace pensare che lui mi avrebbe detto che, anche se non era d’accordo, rispettava le scelte fatte e che, comunque, ci saremmo la­sciati uniti dall’affetto personale, che alla fine prevaleva. Me lo immagino mentre mi avreb­be sorriso, come faceva lui, come era solito sorridere alla vita. E questo insegnamento lo terrò con me per sempre.

Ciao Patrizio, grazie per il viaggio insieme.

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