Nella rassegna stampa di martedì 2 luglio abbiamo letto diversi articoli che hanno omesso di raccontare le considerazioni e le posizioni delle Sigle confederali. Hanno spacciato per verità oggettive quelle che erano solo rappresentazioni e posizioni di parte aziendale e del tavolo sindacale minoritario; hanno scelto di riportare molte inesattezze. Se tutto questo fosse servito per disorientare Lavoratrici e Lavoratori noi vogliamo tornare a rappresentare con chiarezza la posizione di First Cisl, Uilca Uil e Fisac Cgil.
La semplice e doverosa premessa da fare è che non sta capitando nulla di imprevisto o di inusitato, dato il contesto: l’azienda cerca di massimizzare gli utili da distribuire agli azionisti cercando di comprimere ulteriormente i costi del lavoro mediante la riduzione degli occupati, mentre il Sindacato confederale non ci sta e reagisce a questa impostazione, sostenendo che poiché siamo in presenza di importanti profitti in Banco BPM, occorre reinvestire in quota significativa sul lavoro. La redistribuzione della ricchezza deve interessare lavoratrici e lavoratori che questa ricchezza contribuiscono ogni giorno, con il loro impegno, a realizzare.
L’azienda ha presentato un piano industriale nel quale sostiene che nel giro di poco più di un anno il costo del contratto nazionale potrà essere assorbito, anche tramite un delta negativo di ulteriori 815 dipendenti, cioè con una ulteriore riduzione dell’occupazione.
Molto semplicemente, il Sindacato confederale è in totale disaccordo con questa impostazione, in coerenza con il lavoro delle Segreterie nazionali, che hanno concluso un rinnovo di contratto nazionale eccezionale. Siamo fermamente intenzionati a continuare a perseguire una contrattazione collettiva di successo anche nella nostra azienda per le materie che ci competono, primi fra tutti gli organici, il welfare, il Vap, i percorsi professionali. Anche i prossimi anni saranno auspicabilmente segnati da utili robusti ed il nostro dovere è redistribuire quegli utili anche a favore di chi quegli utili contribuisce in maniera decisiva a realizzare.
Dagli organici complessivi, e soprattutto da quelli di rete, dipendono i carichi di lavoro, lo stress correlato al lavoro, la possibilità di fruire di ferie, permessi, formazione, la possibilità concreta di rimanere quotidianamente aggiornati rispetto alle molte incombenze normative, per potere dunque lavorare responsabilmente e senza incorrere in responsabilità personali.
Il welfare va potenziato, siamo infatti rimasti indietro rispetto ai trattamenti contrattuali di altri gruppi, così come dobbiamo recuperare sui percorsi professionali e Vap. Vogliamo e dobbiamo costruire un vero benessere lavorativo tramite la contrattazione aziendale. Nessuno nega che l’azienda intenda cercare di assorbire il costo del contratto nazionale il prima possibile per continuare a produrre, e legittimamente distribuire, copiosi utili ai suoi azionisti. Il Sindacato confederale, altrettanto legittimamente e doverosamente, intende perseguire per via contrattuale l’obiettivo di destinare parte di questa ricchezza a Lavoratrici e lavoratori.
Per far comprendere tale elementare verità a quei media, che preferiscono narrare la storia del banchiere offeso e dei sindacati di minoranza sempre più responsabili e pronti a rincuorare il banchiere offeso, facciamo insieme a loro un breve ripasso della storia del settore. Il Sindacato quando gli utili scarseggiavano e la salute delle banche era deficitaria ha saputo assumersi la responsabilità di fare accordi anche sofferti adeguati al momento: ora che invece gli utili si producono a iosa, perché dovremmo rinunciare a fare accordi rivendicativi, a tutela del lavoro e a tutela della qualità del servizio ai clienti?!
Siamo il Sindacato confederale noi, mica consiglieri di amministrazione! Ognuno faccia la sua parte e la trattativa trovi il suo punto di equilibrio. Nell’esercizio della sua responsabilità, l’Azienda non può sottrarsi al confronto. La storiella del banchiere offeso non offenda l’intelligenza delle persone, perché le persone non ci cascano! I comportamenti di correttezza e di buona fede si misureranno a partire dai prossimi incontri sindacali, che l’Azienda non può irresponsabilmente ritardare o trascurare.
Allora ecco la tattica mediatica: il fallo di confusione. Si fa scrivere sui giornali la falsa notizia che il Sindacato confederale avrebbe abbandonate le trattative. NO, al contrario: il Sindacato confederale ha contrastato la pretesa aziendale di attivare ad horas un tavolo di confronto in merito agli organici quando il tavolo su quel tema era già previsto e concordato per le date del 10 e 11 luglio con le relative delegazioni già composte e note.
Perché questa forzatura? Aveva forse l’azienda timore di confrontarsi con le segreterie nazionali il 10 e 11 luglio, e preferiva farlo il 27 giugno, quando sapeva che non potevano essere presenti? Aveva forse l’azienda timore di incontrare nuovamente quelle Segreterie nazionali che tanto efficacemente avevano lavorato per il rinnovo del Contratto nazionale? O forse l’Azienda intendeva parlare immediatamente ai giornali, e ai mercati, infischiandosene delle lavoratrici e dei lavoratori e dei loro rappresentanti? Se così fosse, capiamo tutto ma non condividiamo nulla… ma tanto da lì non si scappa: il confronto anche in azienda sarà e rimarrà rivendicativo, vogliamo il riconoscimento della dignità e della centralità del lavoro partecipando alla distribuzione degli utili prodotti.
L’azienda intestardendosi a iniziare il confronto con le sole Fabi e Unisin ha consumato la rottura del tavolo, sarebbe bastato desistere e attendere il giorno deputato. Quindi, fa scrivere sui giornali che non vogliamo riprendere il confronto. SPUDORATAMENTE FALSO! siamo qui al tavolo, lo siamo sempre stati (a differenza di chi parla di un cambio di rotta) e nel frattempo siamo diventati PRIMO TAVOLO AZIENDALE, con la volontà di fare ottimi accordi collettivi.
Perché spaventarsi e fare una campagna di stampa così isterica? Perché non prendere responsabilmente atto che siamo sempre qui, perché non accettare, semplicemente, che è nell’ ordine delle cose avere di fronte un Sindacato che rivendica a pieno titolo il suo ruolo di vero agente contrattuale, soprattutto quando ci sono utili da distribuire? L’azienda ha voluto dividere il Sindacato e, grazie alla posizione e al comportamento di Fabi ed Unisin, ci è evidentemente riuscita, ma ciononostante essa non può sottrarsi al confronto.
Seppur su due tavoli il negoziato va continuato, poi se il problema è che non ha risorse per siglare ottimi accordi se ne assuma le responsabilità. Vogliono remunerare solo gli azionisti? Vengano e si assumano l’onere di dircelo. La stampa in diversi articoli ha fornito informazioni sbagliate anche sul tasso di ricambio generazionale negli accordi siglati: sino all’estate 2023 nel settore abbiamo siglato con soddisfazione accordi di ricambio con un rapporto di un’entrata a fronte di due uscite, poi non casualmente dall’estate 2023 quel rapporto è cambiato, con un maggiore tasso di sostituzione, in Unicredit, Bper, sino all’ultimo in BNL, ed è stata data grande attenzione alle assunzioni in rete.
E non poteva essere altrimenti, per coerenza con le iniziative delle segreterie nazionali contro la desertificazione bancaria degli sportelli, per le battaglie a favore dell’occupazione e contro gli eccessivi carichi di lavoro e pressioni commerciali, per contrastare lo stress da lavoro correlato e per ricercare il benessere lavorativo.
Sino a quando i bilanci delle aziende lo permetteranno gli accordi dovranno premiare lavoratrici e lavoratori: la contrattazione collettiva permanente, aperta, costruttiva e responsabile serve a questo, a contenere i danni nei tempi bui e redistribuire ricchezza con il vento a favore. Il Sindacato confederale, che è la maggioranza decisiva in Banco BPM, riconoscendo il tempo che stiamo vivendo, si sta battendo per questo! Svolgeremo al meglio il nostro ruolo, nell’interesse esclusivo di tutte le Lavoratrici e i Lavoratori.