Carissimi Iscritte, Carissimi Iscritti,
lo abbiamo detto tante volte, e non possiamo che ripeterlo: il dibattito intorno al Monte dei Paschi, non si esaurisce mai. Dopo le questioni legate all’aumento di capitale, alla riorganizzazione, all’approvazione del bilancio e all’uscita di Axa dall’azionariato di BMPS, adesso l’attenzione degli analisti e della stampa specializzata si concentra sulla convocazione dell’Assemblea dei soci – prevista per il prossimo 20 aprile – la quale dovrà ratificare non solo l’approvazione dei conti economici del 2022, ma anche la nuova governance.
Su questa partita si gioca ancora oggi la credibilità del Governo, ed in particolar modo del MEF, nel dare una prospettiva ed un futuro alla banca più antica del mondo. Prospettiva alla cui definizione le lavoratrici e i lavoratori, assieme alle Organizzazioni Sindacali, hanno alacremente contribuito, portando avanti un complesso Piano Industriale dal quale sono derivate manovre di gestione del Personale e progetti di revisione logistica del Gruppo, i cui effetti appaiono ancora lontani dall’essere definitivamente metabolizzati nella nuova realtà aziendale. Proprio per questo, per la dedizione dimostrata dai Dipendenti, per il loro encomiabile senso di appartenenza, e per il rispetto che sarebbe dovuto a tutti gli stakeholders – clienti, azionisti e forza lavoro – l’Esecutivo dovrebbe mettere in atto un disegno sul definitivo rilancio del Monte dei Paschi, che ad oggi purtroppo non è dato conoscere.
Del resto, il MEF non è nuovo a comportamenti di questo tipo. Anche durante la “vicenda Unicredit”, che ha caratterizzato – e, dal nostro punto di vista, rattristato – la storia della nostra banca durante l’estate 2021, l’elemento che più di ogni altro ha campeggiato nella gestione di tale vicenda è stata l’assenza di interlocuzione e di dialogo che il Ministero ha contrapposto alle richieste di chiarimento promananti non solo dalle Organizzazioni Sindacali interne, ma anche dalle Segreterie Nazionali di categoria e dalle Confederazioni. Tuttavia, la questione risulta al momento ancora più importante e complessa, perché la scelta della governance dovrebbe costituire una sorta di turnaround rispetto all’evoluzione societaria, organizzativa e strategica della Banca e del Gruppo.
Purtroppo, le vicende alle quali abbiamo assistito dal 2008 ad oggi, ci hanno abituato spesso a fare i conti con scelte non del tutto logiche, se non addirittura lontane dalla realtà, effettuate da Autorità ed Istituzioni; scelte che invece avrebbero richiesto, e richiederebbero ancora, una certa coerenza con le politiche industriali e gestionali adottate dalla dirigenza, su input dei regolatori. Oggi noi abbiamo un management che, insieme ai Dipendenti, ha avuto la capacità di portare avanti un complicato percorso di risanamento basato sulle linee guida del Piano Industriale 2022-2026, riuscendo a conseguire – spesso contro ogni aspettativa e previsione – gli obiettivi concordati dal MEF con BCE e Commissione Europea. Tutto ciò dovrebbe deporre a favore di una conferma, non riferita a singoli soggetti, ma indirizzata verso un metodo di lavoro, un modus operandi, una visione strategica ed Industriale.
Sarà effettivamente così?
D’altro canto, nella composizione dell’azionariato, il MEF occupa al momento una posizione preminente, detenendo oltre il 64% del capitale del nostro istituto di credito. Ciò nonostante, lo stesso dicastero, oltre a dichiarare che “si prospetta una uscita ordinata” dalla proprietà della Banca, una dismissione cioè che non traumatizzi le dinamiche del Gruppo e che consenta anche soluzioni di prospettiva sotto il profilo
strategico – non solo concordate con le Authorities ma anche condivise dagli Stakeholders – dovrebbe pure avere una chiarezza di visione, un progetto maggiormente definito, sul futuro di MPS.
Come Lavoratrici e Lavoratori, non possiamo assumere una posizione rispetto a scelte che competono unicamente al socio di maggioranza, anche se dal nostro punto di vista sarebbe premiante soprattutto la continuità, nel momento in cui tale continuità garantisce un’azione a vantaggio della redditività e del consolidamento aziendale. Attendiamo quindi di conoscere le proposte che verranno presentate, entro il 26 marzo, in vista dell’Assemblea degli Azionisti, anche perché per il Sindacato sarà possibile riprendere, da quel momento, il confronto legato alla negoziazione sui temi contrattuali, organizzativi ed industriali, sulla base della proposta unitaria presentata alla controparte lo scorso gennaio, di cui abbiamo già parlato in questa sede. Il nostro obiettivo, come Uilca, è quello di recuperare integralmente i capitoli legati alla contrattazione ordinaria e di secondo livello, la quale dovrà assumere un carattere meramente acquisitivo, abbandonando così la natura difensiva che, per forza di cose, l’ha caratterizzata negli ultimi anni.
Anche dagli appuntamenti societari, e dalla stabilità della governance che ne può derivare, passa un percorso così importante per i Dipendenti e per il Sindacato.
Il segretario responsabile Uilca Gruppo Monte dei Paschi di Siena, Carlo Magni