“Da una sola parte, dalla parte dei lavoratori” – Giacomo Brodolini

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Qualità e produttività del lavoro nel settore bancario

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telatin1Per iniziare un dibattito sulla qualità e produttività nel mondo del lavoro è necessario chiederci a chi ci riferiamo quando parliamo di questo tema. Uno studio effettuato dal World Economic Forum evidenzia come l’influenza della macchina rispetto alla persona nei prossimi anni aumenterà in ogni aspetto del mondo del lavoro e dell’impresa. Se dunque cobotica, intelligenza artificiale, algoritmi, robo-advisor sono e saranno parte integrante del processo lavorativo, diventa necessario ridefinire concetti di produttività e qualità del lavoro all’interno di un nuovo paradigma, che coinvolge non solo le imprese e le Lavoratrici e i Lavoratori, ma anche il mondo che lo circonda.

L’Ilva di Taranto evidenzia come oggi le scelte aziendali non si riflettono su un perimetro chiuso ma abbracciano la collettività nel suo insieme, originando esternalità positive o negative (inquinamento ambientale) un tempo non considerate. A maggior ragione oggi quello che succede nel settore bancario ha riflessi sulla situazione economica e politica del Paese e sulle vite dei cittadini, che alle banche affidano i loro risparmi e chiedono di finanziare i loro progetti.

Potremmo dare per superata, dunque, o almeno non esaustiva la misurazione della produttività nella sua logica “industriale”?

Abbiamo spesso sostenuto che la metamorfosi dei modi di lavorare è oggi un cambiamento culturale più che organizzativo ove né le normative né l’organizzazione del lavoro sono riuscite ancora a definire completamente i nuovi confini.

Queste innovazioni originano ansie e preoccupazioni sia fra i lavoratori sia fra i manager ed imprenditori.

Per questo affidando agli indicatori di produttività del passato la misurazione delle performance aziendali o personali, si rischia di non cogliere appieno l’apporto del capitale umano, che deve essere “pesato” in maniera differente oggi nella catena di valore che l’imprenditore crea per originare il profitto.

Diventa necessario coinvolgere altri soggetti quali psicologi, architetti, economisti, medici, oltre a imprese e sindacati per definire cosa è produttività e cosa è qualità del lavoro, ponderando in maniera maggiore i dati “intangibili” o personali, che sono anche i più difficili da quantificare. Crediamo che ridefinire il layout dei luoghi di lavoro, la mobilità, o favorire la formazione continua può essere un mezzo per migliorare la vita delle persone nel compimento delle azioni lavorative, ma è sufficiente o serve altro?

La Uilca ha da sempre sostenuto che “sono caduti i confini tra i vari settori merceologici, quindi è necessario trovare una nuova sintesi, che eviti il rischio di innalzare recinzioni a difesa d’interessi corporativi, per non peggiorare la situazione e, allo stesso tempo, sia in grado di sviluppare l’identità di appartenenza di lavoratori a un gruppo di riferimento […]” e inoltre “tale necessità non è solo italiana: è un fenomeno mondiale, che riguarda tutte le organizzazioni perché questo è un cambiamento di paradigma sia sociale, sia politico economico, sia strutturale.”

Se il lavoro diventa, come avviene nelle imprese bancarie oggi, la somma di attività svolte individualmente da “gruppi di consulenti esterni” per un tempo prestabilito, può significare che parte della produttività dell’impresa sia già stata liquidata nei compensi ai consulenti? Quanto rimane agli “altri lavoratori”? Sono questioni nuove, che erano marginali nel passato ma che oggi diventano importanti. Crediamo che la produttività e la qualità del lavoro nel settore bancario saranno inevitabilmente legate all’evoluzione del settore e allo sviluppo delle fintech, con la certezza che dovremmo ampliare i confini del nostro modo di ragionare.

Roberto Telatin

Responsabile centro studi “Orietta Guerra”

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