Una delle questioni più controverse messe in evidenza sul nostro Territorio dall’attuazione del piano di riorganizzazione di Banca MPS, è quella dei trasferimenti con conseguenti demansionamenti. Come abbiamo più volte denunciato l’Azienda ha disposto alcuni trasferimenti di personale già formato e inquadrato in ruoli di responsabilità, modificandone arbitrariamente lo jus variandi con l’attribuzione di incarichi e mansioni al ribasso che oltrepassano i confini legali dell’inquadramento e della categoria legale di appartenenza.
Su questo la Banca non ha mai inteso dare risposte, neanche alle ripetute richieste avviate sulla base dell’Accordo programmatico sulle Relazioni Industriali del 23/12/2022, che l’Azienda, in tema di relazioni periferiche, con le sue mancate risposte ha depotenziato e reso inesigibile. A questi comportamenti, irrispettosi di normali e corrette relazioni industriali – che, sul nostro territorio, restituiscono l’immagine di una Banca scarsamente dotata di Corporate Social Responsability, che si allontana sempre più dalla corretta applicazione dei principi ESG in materia di sostenibilità sociale – oggi se ne aggiunge un altro che (con il medesimo modus operandi), tende a depotenziare sul nostro territorio l’Accordo Sindacale sullo Sviluppo Professionale del 07/08/2023.
L’Azienda, infatti, ha avviato una serie di colloqui che presuppongono alcuni trasferimenti che, di fatto, impediscono il raggiungimento dell’obiettivo principale del citato accordo, ovvero la crescita e la valorizzazione delle professionalità, delle competenze e lo sviluppo costante delle persone. I trasferimenti che l’Azienda sta programmando, peraltro, in alcuni casi risultano lesivi del diritto dei dipendenti ad ottenere l’avanzamento professionale previsto dall’Accordo, disconoscendo il diritto al corrispondente trattamento economico e normativo. Questa politica aziendale risulta ancora più meschina nel momento in cui colpisce colleghi appartenenti alle categorie fragili, in spregio alle norme in tema di pari opportunità, contrasto alle discriminazioni, ed ai diritti sanciti dalla L.104/1992.
È ora di smetterla con questa politica aziendale che considera la provincia come una “terra di nessuno” dove i signorotti di turno, in nome dell’autonomia organizzativa, agiscono in barba alle norme di legge e di contratto. Chiediamo, quindi, di sospendere tutti i trasferimenti della specie, che interessano le filiali
ed i colleghi a cui favore devono ancora essere riconosciuti i livelli inquadramentali minimi aventi decorrenza 07/08/20231, visto che tali trasferimenti – non essendo giustificati da ragioni tecniche/organizzative – di fatto sembrano essere diretti soltanto ad impedire l’acquisizione del livello contrattualmente previsto.
Al riguardo ricordiamo che l’unico asset concreto su cui si regge la Banca è il patrimonio di donne, uomini, dipendenti MPS, che quotidianamente affrontano sacrifici e svolgono con grande professionalità il loro compito, grazie al quale la Banca ha ancora un futuro. Anche per questo i dipendenti MPS meritano maggiore rispetto e, nel caso in cui la Direzione Territoriale del Personale e Commerciale della Banca non la smettesse di attuare politiche discriminatorie, siamo già pronti a far valere i diritti dei lavoratori nelle sedi competenti.
In questo senso chiediamo un incontro urgente alle Direzioni Territoriali Risorse Umane e Commerciale, invitandole a ripristinare da subito comportamenti e strategie volte alla valorizzazione delle persone ed al rispetto degli accordi, delle leggi e dei contratti.
I Segretari RRSSAA dei Territori di Cosenza – Lamezia Terme
Banca Monte dei Paschi di Siena
FISAC-CGIL – UILCA – UNISIN